Sono cinque anni che praticamente non mi fermo mai e faccio un contenuto tutti i santi giorni. [...] In realtà non è quasi più una questione lavorativa, è diventata quasi una droga. Mi sento male se non faccio un video al giorno. Tuttavia non so darti un motivo preciso, non è una questione di lavoro, perché le mie views giornaliere le faccio comunque, ma se non lo faccio è come se non avessi fatto i miei compiti, non so spiegarmi meglio! Sono stanco, però lo faccio comunque.
Devo adattarmi continuamente ed è una bella pressione, perché ho paura che un giorno non troverò più niente che piaccia alla gente. Un po’ di ansia ce l’ho. So che tutto questo non può durare in eterno, non mi vedo a cinquant’anni a fare un gameplay su YouTube. La verità è che ho iniziato tutto questo senza prospettive, non mi aspettavo di arrivare qua, quindi non ho una vera è propria strategia per il dopo. Anche se è un lavoro mi diverto a fare quello che faccio, se mi divertirò anche quando il pubblico sarà la metà, della metà, della metà di oggi allora continuerò, anche perché è una valvola di sfogo, non solo un lavoro.
Come vi avevamo anticipato, è in fase di realizzazione Social Dream, un docu-film per il cinema sulla vita di Favij; la realizzazione di questa pellicola lo ha portato a sbarcare anche in Giappone:
Siamo stati lì tre settimane e all’inizio avevo paura: era un viaggio sacro e avevo paura che avere la troupe dietro rovinasse l’esperienza, invece sono diventati i miei angeli custodi col microfono.
L'intervistatore chiede a Favij cosa ne pensa delle recenti polemiche nate attorno alle affermazioni raziste fatte durante un livestreaming da PewDiePie. Lo youtuber italiano, però, risponde ribadendo subito qualcos'altro...:
Una volta mi hanno definito la brutta copia di PewDiePie e non ho mai capito perché quel giornalista dovesse rosicare così tanto, è chiaro che uno si ispira a chi è già famoso, ma quel “brutta” mi sembrò un colpo basso senza motivo, purtroppo è un rischio del mestiere.