La critica non è stata per nulla clemente su "Game Therapy" ovvero "il nuovo film del web", così è stato ribattezzato fra interviste e comunicati di ogni genere. Dopo la proiezione in grande stile in quel di Roma durante l'edizione 2015 della Festa del Cinema, i recensioni delle più importanti testate italiane hanno fatto a gara a pubblicare pareri ed opinioni sulla pellicola che vede protagonisti Favij, Leonardo Decarli, Zoda e Federico Clapis. Purtroppo per loro - e per l'entourage che c'è dietro - le recensioni non sono state per nulla positive. Anzi... tutt'altro!
Come abbiamo già fatto per precedenti film con protagonisti youtuber, qui di seguito troverete una piccola rassegna stampa delle recensioni apparse online su "Game Therapy".
Movieplayer.it [Nessun voto]
Non vogliamo essere snob e bistrattare Game Therapy per principio [...] Ma se ci viene presentato come film, se arriva in sala (in circa trecento sale, tra l'altro), non possiamo non notare la banalità dello script e della sua costruzione, la qualità dei costumi che sfigura al confronto di alcuni cosplayer visti in giro per fiere specializzate, la recitazione insufficiente, il livello medio che si attesta su quello da webserie non particolarmente ispirata. Perché questa è la sensazione che dà Game Therapy.
EveryEye Cinema [VOTO 3 / 10]
Game Therapy è, in sostanza, un film profondamente sbagliato, un'occasione persa, una pellicola senza alcuna dignità se non quella tecnica, che raggiunge livelli discreti per un prodotto di genere italiano (al di là dei costumi, davvero pessimi: i cosplayer avrebbero saputo fare di meglio). Ma quando ci si affida fortemente al comparto tecnico, spingendo per quanto possibile sugli elementi "scenografici" e "mettendoci una pezza", siamo davanti ad un esempio lampante di ambizione mal riposta in un progetto concepito male e realizzato con colpevole menefreghismo delle regole più basilari della decenza. Game Therapy dipinge malissimo il concept stesso del gaming e dei gamer, con una morale contorta e contraddicente figlia al contempo della superficialità e della voglia di cavarsela con poco, usufruendo di una trama insensata e infarcita di assurdità, dialoghi posticci e personaggi fasulli. Se non fosse per lo sprecatissimo comparto tecnico (certamente non eccelso ma comunque decisamente più accettabile della recitazione e della sceneggiatura), questo film non meriterebbe neanche un voto... ma solo l'oblio!Cinefilos.it [VOTO 1,5 / 5]
Un esperimento che si pone in una via di mezzo tra Matrix, Tron, un pizzico di Trascendence e tanto romanticismo spicciolo e colorito sono i principali ingredienti che lavorano alla base di una storia banale, scontata, potremo osare offensiva nei confronti dei tanti autori che non riescono a trovare lo spazio e i soldi che il cinema necessita. Game Therapy si perde nei meandri del citazionismo, basandosi su una sceneggiatura che scivola su ogni luogo comune che poteva evitare, parlando di tutto e contemporaneamente di niente, senza approfondire nessun tema, mettendo in gioco, in un momento sociale e culturale davvero sterile, la questione della vita reale contro la vita virtuale senza prendere una posizione ma giocando a nascondino. Soprattutto prendendosi eccessivamente sul serio. [...] Qui non c’è cinema, quello è un’altra cosa.
BestMovie.it [Nessun voto]
[..]Il film ha un intento educativo esplicito ma in realtà il centro dell’interesse è linguistico; nel senso che Favij e Clapis parlano una lingua che al cinema e in TV non si sente mai; costruiscono un ponte con la Rete e soprattutto con il mondo dei gamers, più in generale con la generazione dei ragazzi dai 12 ai 16 anni. Purtroppo il film questo spazio lo concede di rado, ed anzi compie l’errore più banale: quello di chiuderli dentro un messaggio e una scatola narrativa, al contempo rigida e sbilenca.NewsCinema.it [VOTO 1,7 / 5]
Se rappresentare in un film italiano la storia di due ragazzi che riescono a entrare nel mondo dei videogiochi è bizzarro e poco funzionale, affidarla a un interprete in erba come Federico Clapis è una follia vera e propria. Il divo di Youtube interpreta, infatti, eroi del calibro di Altair di Assassin’s Creed e Nathan Drake di Uncharted. Ebbene si. Eppure, il problema più grande di Game Therapy non è la mancanza di physique du role di Clapis ma la totale assenza di ironia di tutta l’operazione, messa in moto per sfruttare il successo dei due youtuber ed attirare così le masse di teenager in sala. L’umorismo trito e ritrito, i personaggi abbozzati e le dinamiche forzate sono alcune delle tante debolezze di un film che ha nella sceneggiatura il suo problema più grande. Battute del tipo “come stai paccando” o le situazioni hot tra Clapis e la versione italiana di Lara Croft sono elementi talmente indigesti da risultare fuori luogo in qualsiasi altro film. Il risultato è un film indubbiamente trash. Gli autori di Game Therapy devono avere la consapevolezza di non aver realizzato un film, ma un’opera che ha l’unico pregio di suscitare tante risate involontarie.MeltyBuzz.it - sez. cinema [Nessun voto]
Il “Matrix” all’italiana di Game Therapy è talmente brutto che dopo 20 minuti si vorrebbe già essere di ritorno a casa per guardare il dvd dell’originale. La trama, banale, parla di Francesco e Giovanni, due nerd molto sfigati nelle relazioni interpersonali che preferiscono riversare la loro esistenza nei videogiochi. Giovanni vuole emergere dal torpore e la “Game Therapy” elaborata dall’amico gli permette di farsi avanti con la ragazza più sexy della classe, Danika. Improvvisamente la ragazza sembra interessarsi allo “sfigato” di turno, aggiungendo anche questo aspetto piuttosto inverosimile al film, già assurdo di per sé. Le sequenze sono ripetitive. Siamo certo che gli spettatori che amano il cinema in quanto arte, anche quello proprio alle commedie più demenziali, non vedranno l’ora di dimenticare questi 97 minuti. Anzi, probabilmente eviteranno proprio di presentarsi in sala.My Movies.it [1,5 / 5]
[...] Da un film che si fregia della partecipazione di uno dei gamer più influenti d'Italia, una simile visione retro-guardista dei videogiochi fa davvero specie e fa pensare più ad un punto di vista di chi ai videogame non ci ha mai giocato e non ne ha mai capito il senso che altro. Che ancora il mondo virtuale sia un rifugio per disadattati in un film del 2015, uno per di più che vanta la partecipazione dei nuovi talenti del linguaggio e dell'intrattenimento anche videoludico, è quasi incomprensibile.Il Fatto Quotidiano [VOTO: figlio dei cinepanettoni]
La prima domanda dopo nemmeno due minuti di Game Therapy è: ma Federico Clapis va ancora a scuola? Perché va bene l’overacting performativo, ma quello anagrafico ha effetti grotteschi. Clapis ha 28 anni e ne dimostra 35. [...] Ci si sono messi in tre per il soggetto, in tre per la sceneggiatura e addirittura c’è pure un altro signore segnalato per aver fornito lo spunto originario (“da un’idea di”). Insomma una mezza dozzina di persone per scrivere Game Therapy [...] Game Therapy è parente di uno qualsiasi dei cinepanettoni anni novanta/primi duemila che volevano intrattenere a tutti i costi lo spettatore nonostante la stanca ripetizione della riuscita matrice originaria. Quando i “ragazzi” finiscono nelle sabbie del Marocco è Natale sul Nilo, in tutto e per tutto, comprese le balzane caratterizzazioni dei comprimari; quando vengono catapultati negli Usa c’è Vacanze in America a salutare con tanto di “awanagana” sordiano. Su tutti però c’è l’impalpabile dozzinalità con ricambio di costumi del dittico A spasso nel tempo 1 e 2 (1995-96). Indistinguibili i set milanesi da quelli esotici, impossibile percepire una sfumatura performativa delle due statue di sale protagoniste, per non dire del Clapis alla Jerry Calà. A proposito: e gli altri due youtubers, Zoda e Leonardo Decarli? Letteralmente non pervenuti. Game over.Dagospia [Nessun voto]
Una marea di ragazzine e ragazzini urlanti hanno accolto ieri le webstar Favij, Clapis e i loro amici per la proiezione di "Game Therapy": una sorta di fumettone giovanile che si muove tra il mondo reale e il mondo virtuale dei videogiochi. Anche se noi adulti ne abbiamo capito poco e niente, il pubblico di giovanissime urlava ad ogni apparizione delle webstar col ciuffo. Specialmente quando rimorchiavano delle ragazzine. Schiaffato in ultima fila, lo zelante critico palermitano Francesco Puma, di solito piazzato in primissima fila, urlava di voler far causa a non si sa chi. Io, dopo un po', mi sono mezzo addormentato, risvegliato poi dalle grida delle fan. La storia è un po' confusetta...